“Amici a vita” – Il racconto di Mauro Oddone

"Amici a vita", un'amicizia che ha plasmato la storia del finalese. Mauro Oddone racconta.

“I legami più profondi
non sono fatti né di corde, né di nodi,
eppure nessuno li scioglie…”

Mauro Oddone e Alessandro Grillo oggi e ieri. Foto archivio Mauro Oddone

Daniela si avvicina dolcemente…  “Che libro stai leggendo?”, mi chiede.

“Un libro sulla Namibia”, le rispondo.

“E’ tempo di nuove avventure?”.  “Con Sandro?”.

“Si, prima il Fitz Roy, poi le torri del Paine e l’Antartide, ora i parchi della Namibia e i picchi granitici dello Spitzkoppe”.

Daniela ha compreso il forte legame che mi unisce a Sandro.  E il pensiero corre lontano nel tempo, mentre l’emozione mi rende lucidi gli occhi…

Ognuno ha un amico in ogni fase della sua vita, ma poche persone hanno lo stesso Amico in tutte le fasi della loro vita. E due anime non si incontrano per caso. A Feglino è avvenuto l’incontro.

Quando Gianni Calcagno saliva per la prima volta la via “il Diedro Rosso” nel settore “l’Anfiteatro” di Monte Cucco avevo 12 anni, ma già percorrevo durante l’estate, con il mio amico Claudio Avena, i sentieri delle Alpi Marittime. Poi i rifugi, i canalini, le creste e le cime “senza corda”: Maledia, Gelas, Monte Matto, Argentera, … Le vie classiche descritte da Gaston Rebuffat nel suo libro furono un forte richiamo e riuscii a convincere i miei genitori di iscrivermi al Corso di Alpinismo tenuto dalle Guide di Courmayeur, Franco Garda e Mario Mochet, al Rifugio Monzino.  A 16 anni, nel 1971, quando un numero sempre maggiore di vie venivano aperte a Finale dai “Genovesi”, io toccavo per la prima volta il granito del Monte Bianco ed il fascino rarefatto delle alte vette. Esplose la passione. In montagna, sulle sue pareti e le sue creste, mi sentivo appagato e realizzato, felice di vivere. Grato di questa fortuna, mi ero costruito un’imbragatura per portare in montagna mio fratello Franco, disabile dalla nascita, a condividere la mia gioia… La Valle d’Aosta era diventata la mia seconda casa durante l’estate e per gran parte del mio tempo mi trovavo su pareti di ghiaccio o di roccia, insieme ai miei amici Valdostani, Guido Gorret, Marco Giordano e Guido Azzalea in particolare, e Gianni Barbero. Proprio con Gianni, con il quale avevo già condiviso grandi emozioni in montagna, e con gli amici di Alassio, Albenga e Loano incominciai ad esplorare durante la stagione invernale le pareti del Savonese.

Abele Blanc, Gianni Barbero e Guido Azzalea. Foto archivio Mauro Oddone

Nel 1974, dopo la prima edizione della guida “la Pietra del Finale”, ci avvicinammo alle vie aperte fino a quel momento nel Finalese.  Con il sole, con la pioggia o con il vento partivamo ogni week end da Alassio per toccare con le mani e le punte dei “Dolomite” quella roccia verticale, ruvida anche se bagnata, per sperimentare il fascino di un luogo ancora incontaminato e da scoprire.  Ripetevamo con metodo gli itinerari descritti nella guida, dai più facili ai più difficili, arrivando a percorrere anche tutte le vie “lunghe” del Paretone, compresa la mitica Grimonett, nata da un’idea di Sandro Grillo e Vittorio Simonetti, e l’incredibile placca bianca della Catarifrangente di Gianni Calcagno, sospesa in mezzo alle erosioni, superata con gli scarponi senza protezioni. Un’emozione indimenticabile.

Mauro Oddone con i “Dolomite”. Foto archivio Mauro Oddone

Alla fine di ogni arrampicata passavamo alla Locanda del Rio, a Feglino, dove un grosso quaderno riportava gli appunti e le nuove vie degli arrampicatori del momento. Gli “incontri ravvicinati” con i Big erano sempre più frequenti, finché Sandro e Torio (Vittorio Simonetti) riunirono i giovani Mauro Oddone, Gianni Barbero, I fratelli Grollero, Mauro Oliva, Nico Ivaldo e Guido Grappiolo, nell’Unione Speleo-Alpinistica Finalese.  Eravamo tutti “Purkin” con maglione azzurro ed il simbolo degli insetti a palla gialli e neri che trovavi nella terra e sulle rocce della Pietra.

Vittorio Simonetti e Mauro Oliva. Foto archivio Mauro Oddone
I purkin. Foto archivio Mauro Oddone

Nel 1975 il mio trasferimento a Genova per seguire le lezioni alla Facoltà di Medicina rese sempre più frequenti le mie visite in casa Grillo, sia in città, che a Feglino nei fine settimana.  Si strinse così un rapporto sempre più stretto, famigliare.  La gioia di stare insieme si concretizzò nella cordata Grillo-Oddone che si propose in vari terreni di arrampicata.

A Finale ci aprivamo la strada con il machete per raggiungere la base di nuove pareti, pulendo meticolosamente l’attacco delle nuove vie, sperimentavamo l’aderenza delle Adidas (io usavo le “Tampico”), poi della gomma Airlite e delle prime pedule San Marco. Ci perdevamo nel silenzio dell’altopiano, al tramonto, lungo vecchi sentieri ritrovati, nella macchia mediterranea, lontano dai rumori dell’autostrada e della città. Liberi in libera su Satori, Gridonett, Odonett, Pajer e In Scio Bolesumme… Ma la corda ci univa anche sulla parete Nord del Pizzo d’Uccello, sullo spigolo Nord del Pizzo Badile, sul calcare della Dalle de l’Amone, sul granito della Val di Mello, sulle pareti dei “satelliti” del Mont Blanc du Tacul, lungo la Cresta Sud dell’Aiguille Noire de Peuterey.  Adidas o pedule d’arrampicata e… via veloci, felici con i nostri maglioni variopinti.  Spesso comunicavamo solo con lo sguardo o attraverso il linguaggio della corda, quando eravamo lontani o la voce era coperta dal vento, con la stessa fiducia e la stessa melodia nel cuore. 

Foto archivio Mauro Oddone

Un Amico conosce la melodia del nostro cuore e la canta quando ne dimentichiamo le parole”.

Sandro Grilo sulla Via Calcagni al Pianarella. Foto archivio Mauro Oddone

Nella vita ci siamo spesso separati e di nuovo ritrovati, ma sempre presenti uno per l’altro nelle vicende anche difficili della vita.  E Sandro mi ha sempre mostrato la giusta via da percorrere… E di questo gli sono eternamente grato.

Ma chi era quel giovane riccioluto dagli occhi azzurri, capitato all’improvviso nella casa del guru Sandro nella sua dimora in Feglino, con il suo maglione variopinto?

“Don Oddone”, corpo ed anima danzanti sulle rocce. Sempre pronto al primo tiro di corda, quando Sandro era “freddo”, sempre pronto a scherzare: “Stai su! Non scender dalle stelle, o Re di Feglinooo”, mentre Sandro esitava su una placca impossibile…

E poi per vendicarsi, Sandro lasciava la corda molle…

Mauro Oddone sulla Sud nella Noire. Foto archivio Mauro Oddone

Quanta emozione durante l’avvicinamento nel bosco alla parete, che poi pulivamo e preparavamo con cura per i nostri polpastrelli e le nostre Adidas, facendo scappare di casa i “Purkin”, abitanti della terra e delle rocce del Finalese. I passaggi estremi si, erano una libidine, ma i preliminari … che soddisfazione!

Alessandro Grillo sulla Pointe Lachenal, Via Contamine. Foto archivio Mauro Oddone

Possiamo ancora ricordare queste emozioni, con il Guru Sandro, forse ultimi superstiti di tanti innamorati del Finalese.

Ci siamo ritrovati spesso con Sandro, a Finale e su altre meravigliose pareti del mondo, che non ha alcun senso elencare, perché … l’importante è stato e sarà sempre essere ancora insieme, per condividere un nuovo vivere e nuove emozioni… con chi ti conosce bene.

Sandro e Mauro in Antartide. Foto archivio Mauro Oddone

Ci ritroveremo sempre, perché … due anime non si incontrano per caso.

Mauro Oddone

Sandro e Mauro in Namibia. Foto archivio Mauro Oddone

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