Daniela si avvicina dolcemente… “Che libro stai leggendo?”, mi chiede.
“Un libro sulla Namibia”, le rispondo.
“E’ tempo di nuove avventure?”. “Con Sandro?”.
“Si, prima il Fitz Roy, poi le torri del Paine e l’Antartide, ora i parchi della Namibia e i picchi granitici dello Spitzkoppe”.
Daniela ha compreso il forte legame che mi unisce a Sandro. E il pensiero corre lontano nel tempo, mentre l’emozione mi rende lucidi gli occhi…
Ognuno ha un amico in ogni fase della sua vita, ma poche persone hanno lo stesso Amico in tutte le fasi della loro vita. E due anime non si incontrano per caso. A Feglino è avvenuto l’incontro.
Quando Gianni Calcagno saliva per la prima volta la via “il Diedro Rosso” nel settore “l’Anfiteatro” di Monte Cucco avevo 12 anni, ma già percorrevo durante l’estate, con il mio amico Claudio Avena, i sentieri delle Alpi Marittime. Poi i rifugi, i canalini, le creste e le cime “senza corda”: Maledia, Gelas, Monte Matto, Argentera, … Le vie classiche descritte da Gaston Rebuffat nel suo libro furono un forte richiamo e riuscii a convincere i miei genitori di iscrivermi al Corso di Alpinismo tenuto dalle Guide di Courmayeur, Franco Garda e Mario Mochet, al Rifugio Monzino. A 16 anni, nel 1971, quando un numero sempre maggiore di vie venivano aperte a Finale dai “Genovesi”, io toccavo per la prima volta il granito del Monte Bianco ed il fascino rarefatto delle alte vette. Esplose la passione. In montagna, sulle sue pareti e le sue creste, mi sentivo appagato e realizzato, felice di vivere. Grato di questa fortuna, mi ero costruito un’imbragatura per portare in montagna mio fratello Franco, disabile dalla nascita, a condividere la mia gioia… La Valle d’Aosta era diventata la mia seconda casa durante l’estate e per gran parte del mio tempo mi trovavo su pareti di ghiaccio o di roccia, insieme ai miei amici Valdostani, Guido Gorret, Marco Giordano e Guido Azzalea in particolare, e Gianni Barbero. Proprio con Gianni, con il quale avevo già condiviso grandi emozioni in montagna, e con gli amici di Alassio, Albenga e Loano incominciai ad esplorare durante la stagione invernale le pareti del Savonese.