Prima chicchi di riso, poi ampie farfalle candide.
Ben presto la nevicata si trasformò in una fastidiosa pioggerella.
Ci radunammo alla base dei diedri per discutere il da farsi. Salire, scendere (cosa problematica poiché l’arrampicata, sino a quel punto, si era svolta in diagonale) o attendere gli eventi. Questo il dilemma.
Debbo dire che lo scambio di idee, ben presto divenne molto vivace.
Alcuni volevano salire, altri scendere, nessuno voleva attendere.
Fortunatamente Gianni prese in mano la situazione e con un categorico: “cazzeruola, si va in cima”, ammutolì la combriccola.
Ne uscì un percorso splendido con due diedri a dir poco fantastici (nella seconda fotografia vediamo Dafne Munaretto, che sale quel tratto con eleganza e maestria).
La pioggia ci accompagnò per tutto il giorno, ma felici e soddisfatti ritornammo alla base.
Si trattava ora di dare un nome alla via e qui sorsero le idee più strampalate e buffe.
Ci scaldammo decisamente, ognuno voleva imporre la propria idea.
Chi voleva dare il nome della moglie, chi della figlia, Vittorio, il più grosso, voleva chiamare la via “neve d’aprile“, ecc, ecc…
Poi la “ratella” (vivace discussione, in genovese), terminò, e visto che si iniziava a litigare come bestie, all’unanimità decidemmo di chiamarla… “Via dell’Amicizia“.