Monte Cucco – Via Supervit

Monte Cucco - Via Supervit

La Via Supervit nel settore Anfiteatro di Monte Cucco è uno spettacolare itinerario aperto nel 1972, che si snoda lungo i grandi strapiombi di questo settore.

Salita perlopiù in artificiale con grande intuito e coraggio degli apritori, oggi è percorribile con una bellissima quanto impegnativa arrampicata libera.

Gianni sul diedro di L1 (partenza originale)

Scrive Alessandro Grillo

Nel ’68 persone che salivano le rocce del finalese, non ve ne erano…
Sicuramente chi lavorava nelle cave di pietra, qualche cacciatore, qualche pastore.
Solamente nella tarda primavera di quell’anno, giunse in quei luoghi una combriccola di “alpinisti genovesi”.
Ne facevano parte i fratelli Vaccari, noti accademici del CAAI, R. Titomanlio, G. F. Negro, compagne e fidanzate, ed fido cane Pipino.
Individuarono la Rocca di Corno, e Titomanlio e Negro, avvisati i Vaccari, per primissimi salirono un logico percorso che ovviamente chiamarono …Via Titomanlio. Era la fatidica  primavera del 1968!!!
Le domeniche dopo arrivò tutta la compagnia e in quel settore aprirono 6 itinerari.
In seguito, con grande curiosità, si spostarono verso altri settori: Boragni, Monte Cucco, Bricherasio Pianarella, ove aprirono itinerari di gran classe.
A Cucco, Titomanlio e Gian Luigi Vaccari posero una pietra miliare per tutta l’arrampicata finalese: il superamento del Diedro Rosso!
Poi rivolsero l’attenzione sulla sinistra ove troneggia una grande bastonata colorata e strapiombante, l’anfiteatro.
In realtà i locali la chiamavano Fenia, per i numerosi buchi che la caratterizzano.
Provarono a salire la parete direttamente verso un grande tetto, ma giunti ad una grande cengia, ove oggi vi è la seconda sosta, deviarono a destra verso il Diedro Rosso.
Nell’autunno, Calcagno ed io fummo messi a conoscenza dell’esistenza di quelle “piccole dolomiti liguri”.
Andammo a vedere la domenica successiva, individuammo il Diedro Rosso, e da quel momento iniziò la nostra campagna arrampicatoria.
Nel ’72 incontrai in quei luoghi Vittorio Simonetti, mio antico compagno di università.
Lì lavorava nelle cave di pietra della famiglia.
Lo invitiamo a provare l’arrampicata. Prima un paio di vie sulle placche e subito dopo il grande battesimo, l’apertura dell’itinerario diretto al grande tetto all’anfiteatro.
Facemmo presente a Vittorio  che si trattava di una roba complicata e tecnica, con uso di staffe, delle quali non conosceva nemmeno l’esistenza.
Ci guardò un attimo e laconicamente rispose: “Se andate voi, posso venire pure io”.

L’11/5/1972 il trio era alla base delle rocce, con tanta ferraglia, viveri in abbondanza ed una cinepresa super 8, per immortalare l’impresa.
Impiegammo un bel po’ di ore, pausa pranzo compresa, e finalmente si arrivò alla sommità.
Vittorio, in un modo o l’altro salì,  litigando un bel po’ con le staffe, ma salì.
Fu così che Gianni ed io, decidemmo di chiamare l’itinerario: Supervit.

Roberto Bassi ed Heinz Mariacher furono i primi a superare in libera la via, con la terrificante attrezzatura dell’epoca.
Debbo dire, che i loro complimenti, raggiunta la sommità mi fecero molto piacere.

1972, un giovanissimo Vittorio Simonetti sta aprendo la fessura di L2 (foto archivio Alessandro Grillo)

Zona: Orco Feglino, Monte Cucco

Sviluppo arrampicata: 110 metri

Apritori: G. Calcagno, A. Grillo, V. Simonetti nel maggio del 1972

Tipo di apertura: dal basso con chiodi tradizionali

Esposizione: ovest

Protezioni: resinati, chiodi tradizionali, clessidre

Difficoltà: 6c, 6b+ obbl.

Note: bellissima ed originale via storica, itinerario con grande esposizione lungo i tetti dell’Anfiteatro. Dalla sosta di L3 è visibile a destra il grande tetto di Coralie

Equipaggiamento: normale da arrampicata. Se si percorre il primo tiro originale (poco protetto) friend giallo, rosso e verde BD necessari, eventualmente utili successivamente friends piccoli per integrare se non si padroneggia ampiamente il grado massimo

Accesso: da Feglino scendere verso Finalborgo, al bivio prendere a sinistra per Orco, giunti alla Pizzeria il Rifugio prendere in salita a destra fino al campeggio di Monte Cucco: poco più avanti piazzale sterrato con parcheggio per poche auto

Avvicinamento: dal parcheggio scendere lungo una stradina sterrata, dopo circa 200 m reperire la prima traccia che sale a sinistra e porta direttamente alla base del settore Anfiteatro: la via attacca lungo il diedro fessurato con andamento verso sinistra (a sinistra di a Stravolgimento Progressivo e Stravolgimento Totale). Ore 0,10.

Dafne sull'impegnativa fessura strapiombante di L2
Dafne su L3

Relazione

L1 (originale): salire il diedro fessurato, 5c, raggiungendo una prima cengia dove è possibile moschettonare un vecchio chiodo, affrontare lo strapiombo ben ammanigliato, 5c fisico, quindi proseguire più facilmente raggiungendo la sosta su 2 resinati, 25 m

L1 (Emanuela – primo tratto): sfruttare il monotiro leggermente a destra della direttiva dell’evidente fessura strapiombante, salendo il primo muretto a buchi, 6a+, raggiungere un piccolo antro in cui ci si sposta a sinistra, superare un tettino, 6b, quindi una placca a buchi distanziati, 6a+, uscire sulla grossa cengia reperendo la sosta su 2 resinati alla base della fessura, 15 m

L2: affrontare direttamente la fessura che diviene sempre più strapiombante, 6c, uscire in placca, oltrepassare una sosta con catena e raggiungere una grande cengia in cui si reperisce qualche metro a sinistra una sosta su 2 resinati, 25 m

L3: affrontare il piccolo strapiombo rossastro, 6a+, dopo un breve tratto più facile, 5c, proseguire seguendo le fessurazioni verso il grande tetto, 6a/6a+, raggiunto un vecchio golfare qui conviene sostare collegandolo con un nuovo resinato che condurrebbe alla sosta di Coralie (presenti anche 2 piccole clessidre, un vecchio fix ed un vecchio chiodo in alto), sosta su golfare, resinato e clessidre, 20 m (questa sosta è facoltativa ma a nostro avviso necessaria per non trovarsi in grande difficoltà per il tiraggio delle corde sulla placca dopo il traverso del tiro successivo)

L4: salire sopra la sosta, 6a+, quindi affrontare verso sinistra il traverso ben protetto sull’enorme tetto che a sorpresa presenta buoni appigli ma risulta molto fisico, 6c, uscire verticalmente in placca, 6a+, poi più facilmente raggiungere la sosta su 2 resinati su un comodo pulpito, 20 m (ancora visibile la sosta originale a chiodi in basso)

Qui la via originale proseguirebbe a destra verso un terrazzo vegetato per raggiungere con traverso verso destra l’uscita di Coralie, 5a. Il tiro risulta però completamente abbandonato, vegetato e sprotetto, pertanto abbiamo optato per proseguire sui nuovi resinati sopra la sosta.

L5: salire con movimenti tecnici e delicati un muretto strapiombante sopra la sosta, 6b+ (roccia fragile, prestare attenzione), proseguire verso uno strapiombino, 6a+, qui la roccia diviene grigia e più solida, superare il bombamento, 6c, poi placca, 5c, sosta su 2 resinati o più comodamente sosta su albero sulla sommità della parete, 20 m

Discesa: dall’uscita della via seguire la traccia che porta a sinistra per circa 30 m, raggiungendo il margine della parete e la corda fissa che permette di scendere in arrampicata con tratti di II grado fino a raggiungere il margine del canyon. Da qui seguire le evidenti tracce che costeggiano la parete in discesa e conducono ad un breve tratto con corda fissa e gradini in ferro, quindi ancora con una corda fissa scendere e raggiungere il sentiero di rientro che conduce al parcheggio. Ore 0,20.

Dafne sullo spettacolare tetto in traverso di L4
La variante d'uscita

Per questa via abbiamo utilizzato il materiale GRIVEL

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Foto-relazione

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