Rocca di Perti – Via della Grattugia

Rocca di Perti - Via della Grattugia

La Via della Grattugia alla Rocca di Perti è un breve ma bellissimo itinerario che si sviluppa nel Settore Centrale: percorre un primo tiro più impegnativo ma protetto a resinati, per proseguire con due successive lunghezze attrezzate con qualche chiodo tradizionale risalente alla prima salita.

Scrive Alessandro Grillo per Marco Thomas Tomassini, Finale Climbing, edizioni Versante Sud 2022:

Io non sono più Alessandro Grillo (A. G.), il mio nome è divenuto Memoria Storica; se il primo era già degno di un insetticida, questo ne sa di muffa, di stantìo, non mi piace proprio, mi fa sentire vecchio, più vecchio di quel che sono, ma ormai è così. Con Calcagnida avevamo adocchiato la splendida parete rossa che si trova proprio al centro della bastionata di Perti. Una fiamma che esplode alla luce della sera. Fantastica. Oggi vi si accede dal basso con un comodo sentiero, allora bisognava fare un giro tortuoso e poi scendere verso la Grotta dei Tre Solai. Così ci aveva spiegato un abitante dei posti. Detto fatto, mi lanciai falcetto alla mano, tra la roccia e la fittissima lecceta rivestita di smilace. Faceva un caldo torrido, in quell’antro non c’era un alito di vento e ci raggiunse pure il sole. Ma come per tutte le cose, il calvario finì e ci trovammo con il naso all’insù a guardare quell’intonsa e ruvida parete rossastra. Gianni, che mi aveva seguito a sentiero fatto, stava approntando la consueta ferraglia. Io, che per il caldo mi ero mezzo denudato, guardavo esterrefatto le mie braccia e il mio torace. Mi fossi picchiato con un’orda inferocita di gatti selvatici sarei stato meno graffiato. Mi sentivo stanchissimo, disidratato. “Gianni, io su quella cartavetro oggi non vengo, son già abbastanza grattugiato”. Calcagnida mi guardò incavolatissimo, ma con la consueta flemma rimise tutto nello zaino. Andammo altrove, non ricordo dove, ma altrove muti. Una o due settimane dopo quel giorno, Gianni, con il gemello Lino e Gianni Ghiglione, comodamente arrivarono all’attacco e, come sta scritto sulla Pietra del Finale, la primissima guida, “superarono la parete con arrampicata molto elegante e su roccia ideale”. Gianni la chiamò la Via della Grattugia, la Memoria Storica fu lasciata a casa.

Dafne su L1

Zona: Rocca di Perti – Settore Centrale

Sviluppo arrampicata: 85 metri

Apritori: prima salita Gianni Ghiglione, Lino Calcagno e Gianni Calcagno nel giugno del 1975

Tipo di apertura: dal basso con chiodi tradizionali

Esposizione: sud 

Protezioni: resinati e chiodi tradizionali

Difficoltà: 6c, 6a+ obbl.

Note: la via parte in comune con Porky’s, quindi dopo i primi resinati prosegue a destra incrociando Miao

Equipaggiamento: normale da arrampicata, friends per integrare le vecchie protezioni su L2 ed L3

Accesso: da Finalborgo seguire la strada verso Calice, passare sotto l’autostrada, poco dopo prendere sulla destra una stradina (indicazione “palestra roccia Rocca Perti”), comodo parcheggio a fianco dell’autostrada.

Avvicinamento: se si vuole percorrere la combinazione Pilastro Josephine risalire a piedi lungo la strada fino al sentierino che sale a sinistra verso le pareti, un cartello indica verso destra la Falesia dei Tre Porcellini, ore 0,30. Se si vuole raggiungere il Settore Centrale della Rocca di Perti a piedi, salire lungo la strada sterrata e proseguire fino ad una sbarra aperta, (indicazione a sinistra per “I Tre Porcellini”) proseguire circa 10 m e prendere una traccia che porta verso le pareti (Settore Ombre Blu) che si costeggiano salendo verso sinistra: dopo una zona con erosioni gialle si scorgerà sulla destra una corda fissa che conduce ad un terrazzo (da cui parte la Via Muro del Pianto). Non salirla, ma proseguire in piano superando un settore di monotiri, quindi un breve tratto in leggera discesa da cui parte la Via dei Sabipodi. Seguire ancora la traccia in leggera salita e tenere la destra superando un breve tratto attrezzato. Dopo circa 100 metri si raggiunge la Grotta dei Tre Solai. circa 10/15 metri a sinistra della grotta attacca la via, scritta alla base. Ore 0,30.

Relazione

L1: salire su tratto verticale ben ammanigliato, 6a+, in corrispondenza di un piccolo antro traversare verso destra oltrepassando i resinati di Miao, 5c, quindi proseguire verticalmente su un tratto liscio con resinati vicini, 6c o A0, proseguire su belle erosioni con andamento verso destra, 6a poi 5c, su cengia a destra sosta su 2 resinati con catena, (in alternativa è presente anche una sosta su fix e clessidra), 40 m

L2: salire sfruttando i resinati di Mana, primo passo 6c poi 6a, al terzo resinato di Mana abbandonare la linea di resinati e spostarsi a destra verso i vecchi chiodi su un diedro rossastro, 5c, uscire verso destra in placca grigia (vecchio chiodo) traversare a destra, 5a, quindi salire una vaga rampa verso destra, 5a, sosta su 2 resinati, fix e vecchio chiodo, 25 m

L3: salire la rampa abbattuta (attenzione a qualche sasso appoggiato sulla placca), protezioni da attrezzare su clessidra o alberelli, 4a, sosta su albero sulla sommità della parete, 20 m

Discesa: per tracce costeggiare verso destra il margine della parete, quindi raggiungere il sentiero principale poco prima della cengia alla base della Testa dell’Elefante. Seguire il sentiero che costeggia le falesie fino ad un piccolo sentiero che taglia a destra e porta alla strada sterrata che si segue fino alla macchina, ore 0,40.

Gianni sulle bellissime erosioni di L2

Foto-relazione

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